Il complesso carsico di Bueno Fonteno, nel cuore delle Prealpi bergamasche, è una delle realtà sotterranee più affascinanti e dinamiche del panorama speleologico italiano. Con uno sviluppo che supera i 40 km e un dislivello che raggiunge i -515 m (considerando il dislivello positivo 780m circa), si estende nel sottosuolo tra il Lago d’Iseo e il Lago di Endine, costituendo il fulcro delle attività di Progetto Sebino, impegnato da anni nello studio, nel rilievo e nell’esplorazione di un sistema ancora in larga parte inesplorato e ricco di potenzialità.
Grazie alla programmazione di Maurizio G. e all’ospitalità degli altri amici del CAI Lovere e del gruppo di ricerca del Progetto Sebino, il 25 aprile scorso ho avuto l’opportunità – insieme a Marco C. – di visitare per la prima volta questa meraviglia sotterranea.
Un’esperienza resa possibile dalla disponibilità, competenza e straordinaria accoglienza di Claudio “Kraus” F., tra i principali scopritori di Bueno Fonteno, e di Sirio C.: a entrambi, così come a Marco, va il mio più sincero ringraziamento per la pazienza, la guida, il supporto e l’ospitalità.
L’ingresso e i primi ambienti
Dopo un avvicinamento sorprendentemente breve, ci addentriamo nel complesso lungo le prime centinaia di metri di forra, superiamo i primi pozzi e pozzetti, finchè arriviamo all’imponente P55, un pozzo che introduce subito nella dimensione verticale della grotta. Da qui, un tratto di forra conduce alla suggestiva Vasca delle Fate, punto in cui si risale brevemente prima di imboccare il ramo Sempredritto. Il percorso ci ha condotti poi al salone Terre di Mezzo, un ambiente ampio che funge da nodo di connessione tra vari rami della cavità, prima di scendere ancora in una condotta con abbondante stillicidio.
Verso la Laguna Blu e oltre
Proseguendo lungo la galleria attiva, abbiamo affrontato una serie di due P30 che conducono fino alla zona denominata Laguna Blu, nei pressi dell’imbocco del ramo Hydrospeed. Qui abbiamo sostituito un misuratore di portata, parte delle attività di monitoraggio idrologico in corso nel sistema.
Risaliti fino al punto in cui inizia la condotta con stillicidio, abbiamo proseguito nella sua naturale prosecuzione, dove lo stillicidio si intensifica fino a diventare una vera e propria cascata. Dopo un breve cunicolo da percorrere carponi, ci siamo affacciati sul Ramo Principale, che abbiamo poi percorso verso valle.
Incontri in profondità
Durante la discesa abbiamo raggiunto prima l’imponente Salone Ciclopico, poi la zona detta della Balena, fino alla forra che precede il ramo Fossile, dove abbiamo effettuato la sostituzione del secondo misuratore.
In questo tratto abbiamo incontrato i tre speleo che sapevamo impegnati in una sostanziosa esplorazione, probabilmente nella zona denominata Universi Paralleli: Gianluca P., già conosciuto in Grigna; Federico B. e il giovane Alessio, del Gruppo di Gallarate. Avevano appena concluso il rilievo di oltre 100 metri di nuove gallerie, un traguardo impressionante che, in Liguria, con le sue morfologie più contenute, possiamo solo sognare.
L’incontro è stato prezioso per tutti, ma soprattutto per Marco, che ha proseguito con Gianluca in una fase più rapida e impegnativa dell’esplorazione, dopo aver scelto – con un apprezzabile senso del dovere – di vigilare anche lui con discrezione sul mio percorso.
Il ritorno
Ci siamo infine avviati lungo il Ramo Principale verso l’uscita, piuttosto umidi se non fradici. Ho un forte senso di gratitudine per chi mi ha permesso di vivere un frammento di questo straordinario mondo sotterraneo.
Riflessioni (e avvertenze)
L’ ho percepito, fin da subito: Bueno Fonteno non è solo una grotta, è il cuore di un progetto collettivo che unisce passione, rigore scientifico e spirito di squadra.
Una piccola avvertenza: la memoria è una creatura capricciosa, e la mia, in particolare, si aggira tra le profondità del nulla. Non escludo quindi di aver confuso un ramo con un altro, rimescolato passaggi o alterato leggermente la sequenza degli eventi.
Pazienza fino in fondo. Resta intatta l’emozione di esserci stata, e la speranza di poter tornare a contribuire – anche in minima parte – al cammino ancora aperto del Progetto Sebino.
Marina

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