IL PROGETTO

L’area Carsica del Sebino Occidentale

 

L’area carsica del Sebino Occidentale si estende tra la Val Cavallina e la costa bergamasca del Lago di Iseo. Un territorio di circa 90 chilometri quadrati, che si sviluppa all’interno dei comuni di: Fonteno, Parzanica, Vigolo, Tavernola, Riva di Solto, Solto Collina, Predore, Viadanica, Adrara San Rocco, Adrara San Martino, Grone, San Fermo, Monasterolo, Casazza, Endine Gaiano, Sarnico, Villongo, Foresto Sparso ed Entratico.

Contorni del bacino idrogeologico del Sebino Occidentale

Tutta la zona é da sempre stata avara in quanto a ritrovamenti di cavità significative, ma le caratteristiche litologiche e la presenza di risorgenze di portata considerevole, sono presupposti certi di fenomeni carsici importanti. Le conferme arrivarono ben presto dai primi sopralluoghi superficiali: doline, inghiottitoi, forre, alte pareti con vistose spaccature. Tutti fenomeni di chiaro assorbimento delle acque. Colpiva poi la violenza delle piene della sorgente Acquasparsa (Grone – Bg), da cui 2000 litri al secondo vengono rilasciati nel bacino del Fiume Cherio dopo pochi giorni di pioggia normale.

Una parte del fronte sorgivo dell’Acquasparsa

Il “Progetto Sebino” è molto di più di un raggruppamento di associazioni speleologiche che hanno deciso di collaborare intorno ad un’area carsica, è  un vero e proprio progetto di ricerca molto ambizioso che si prefigge, nel corso di un tempo sufficientemente esteso, di impostare e attivare uno studio il più possibile completo cercando di indagare tutti i più rilevanti aspetti scientifici che la disciplina speleologica contempla.

 

Fare speleologia oggi può infatti significare:

 

  1. Esplorare l’immenso mondo sotterraneo per continuare a percorrere nuovi ambienti mai conosciuti dall’uomo e raccontarli a tutti coloro subiscono il fascino del nostro “mondo di sotto”.
  2. Topografare il mondo ipogeo restituendo mappe il più possibile dettagliate di sviluppo e dimensioni delle cavità sotterranee (modello 3d del sistema) e restituire la cartografia delle cavità conosciute nel territorio.
  3. Indagare le dinamiche idrologiche e idrogeologiche dei sistemi carsici per riuscire a descrivere e analizzare il comportamento dei corsi d’acqua sotterranee e le sorgenti (vedi anche il progetto 100 km di abissi)
  4. Indagare le dinamiche aerologiche con studio dei flussi di aria in ingresso e uscita dal sistema, per comprendere meglio come si autoregola e individuare quali, tra tutte le cavità individuate e accatastate, possono essere collegate con il sistema
  5. Indagare gli aspetti biospeleologici per descrivere e analizzare la diversità della comunità faunistica ipogea e cercare di comprenderne meglio i legami in chiave ecologica. 

 

L’attività principe di ogni gruppo speleologico è l’aspetto più appariscente della disciplina. Le esplorazioni, costanti e sempre proficue, del sistema carsico hanno portato ad oggi a scoprire un sistema che si sviluppa per ben 32 km.

 

Dettagli delle esplorazioni possono essere letti nella sezione Storia e news.

 

Le attività di natura cartografica (fondamentali per cominciare a descrivere e conoscere gli ambienti che si esplorano e che accomunano gli speleologi agli esploratori) hanno prodotto una topografia in 3d che rappresenta, con elevata risoluzione, lo sviluppo dimensionale e nello spazio di ogni singolo meandro, pozzo, galleria o forra percorse in Bueno Fonteno e Nueva Vida.

 

Nel corso del tempo le tecniche di rilievo hanno subito rivoluzionari cambiamenti. Un rilievo topografico si compone infatti di 4 parametri fondamentali:

 

  •  lunghezza
  • direzione
  • inclinazione
  • ingombri (intesi come larghezza e altezza di ogni elemento)

 

 Avendo cominciato nel 2006 tali parametri venivano misurati con bindella (metro a nastro), bussola, clinometro (strumento per la misura delle pendenze) e riportati fedelmente su un taccuino (di ovvio valore inestimabile). La restituzione del rilievo era l’attività più ambita e attesa perché consentiva di “vedere” dove si era andati e, nelle prime fasi esplorative, il rilievo era (e lo è tutt’ora in effetti) la priorità assoluta.

 

Nel corso degli anni la tecnologia ha però fatto passi da gigante e oggi, le attività di rilievo si basano su: distanziometro digitale integrato con bussola e clinometro che memorizza ogni misura presa e la invia automaticamente ad un tablet dedicato che, automaticamente interpola le misure e le integra istantaneamente ai dati pregressi.

 

Lo sviluppo di ogni nuovo tratto si compone “automaticamente” davanti ai nostri occhi. Le nuove potenzialità informatiche consentono ad oggi di riprodurre l’intero sistema in un modello navigabile come si può osservare nella home page.

Profilo del ramo principale che raggiunge i fondi allagati del sifone Smeraldo

Profilo del ramo Hydrospeed, ramo oiù acquatico di tutto il sistema

Profilo del ramo Fangul, il ramo ad oggi meno conosciuto e caratterizzato da grande abbondanza di fango che rende la progressione difficoltosa

Queste due discipline geologiche, per le quali è fondamentale il contributo di geologi specializzati, si traducono con due semplici parole Tracciamenti idrogeologici.

L’attività di tracciamento è, in un certo senso, la seconda in ordine di importanza per la disciplina speleologica, infatti, scoprire e poi conoscere le sorgenti connesse ad ogni sistema carsico è una attività di estrema rilevanza, soprattutto in territori carsici (come tutto il territorio lombardo prealpino e in particolare il Sebino occidentale), nei quali quasi tutte le sorgenti di questo tipo sono utilizzate a scopo idropotabile.

Il ruolo dello speleologo assume quindi una funzione molto utile e porta con se impegni e responsabilità. 

Le ricerche idrogeologiche in Bueno Fonteno e Nueva vida hanno contemplato ad ora due tracciamenti (2011 e 2018) che hanno portato a conoscenze clamorose.

 Nel 2011, nel corso del progetto regionale Osservatorio delle aree carsiche Lombarde, sostenuto da Regione Lombardia e patrocinato dalla Federazione Speleologica Lombarda, si sono tracciate le acque di tutti i corsi d’acqua di Bueno Fonteno (rami principale, Fangul e Hydrospeed) con Tinopal CBX e per due mesi si sono monitorati 9 potenziali punti di recapito posti ai margini del massiccio del Sebino occidentale.

 Le acque tracciate sono emerse presso la sorgente Milesi di Tavernola Bergamasca, a circa 6 km dal punto di immissione (interno a Bueno Fonteno “sotto” il comune di Fonteno).

Altri risultati hanno prodotto nuove ipotesi che sono state sottoposte a verifica nel 2018 quando, nella prima fase del progetto 100 km di abissi (interamente finanziato da Uniacque spa e ideato e promosso dai Lions Valle Calepio – Valle Cavallina, nostri storici sostenitori), si è eseguito un nuovo tracciamento del solo ramo Hydrospeed che oltre a confermare la connessione con Tavernola, ha regalato un nuovo fronte del bacino idrogeologico, confermando al connessione con la sorgente Acquasparsa in comune di Grone!.

Il bacino idrogeologico comprende quindi davvero tutto il Sebino Occidentale e vede nel complesso Bueno Fonteno – Nueva Vida la principale porta di ingresso delle acque che lo percorrono.

Visualizzazione delle connessioni idrogeologiche confermate. Il tratteggio rosso indica lo sviluppo della struttura geologica che influenza maggiormente la circolazione sotterranea.

Le ricerche in campo idrologico hanno anche portato a conoscere meglio i corsi d’acqua interni, infatti, con sistematiche campagne di misura delle portate si sono ricostruiti gli andamenti annuali dei corsi d’acqua interni a Bueno Fonteno rivelando come il regime delle acque sotterranee è sostanzialmente perenne con portate che, in alcuni periodi dell’anno sono molto rilevanti (picchi di 130 l/s).

 

 Aerologia

Lo studio del sistema ha contemplato anche approcci di elevato tenore scientifico focalizzati all’altro elemento fondamentale per lo sviluppo e la formazione delle grotte: l’aria. Quest’ultima ha avuto un ruolo fondamentale nell’indirizzare le esplorazioni, è proprio grazie ad un’anomalia nella circolazione dell’aria che nel 2012 è stato scoperto il ramo “Contr’aria” che ha consentito la giunzione di quelli che fino ad allora erano due grotte distinte.

Logo dei due Workshop organizzati da Progetto Sebino

Dal punto di vista più scientifico sono stati attivati 2 workshop (Meteohypo 1 e 2) che hanno portato a Fonteno i maggiori esperti nazionali nel campo dell’aerologia e sono stati condotti due esperimenti di tracciamento delle arie di Bueno Fonteno e Nueva Vida.

Descrizione e dei principali flussi di aria interni al sistema. Analisi preliminare per l’impostazione degli esperimenti di tracciamento.

Questi hanno portato a confermare che il sistema è connesso, per via aerea, con numerose cavità scoperte sul crinale settentrionale della valle i Fonteno, che si affaccia sul lago di Endine (e sulla valle Cavallina), dimostrando anche in questo caso la connessione tra le due valli, sebbene in modo completamente diverso rispetto a quanto affermano le più che diffuse leggende su cani e remi…

Connessioni aerologiche del sistema carsico.

Indagini Biospeleologiche

L’abisso “Bueno Fonteno“ rappresenta un vero mondo sotterraneo densamente popolato da organismi altamente specializzati alla vita ipogea. Questo complesso carsico è verosimilmente molto antico e al suo interno si sono certamente sviluppate abbondanti comunità di invertebrati troglobi che hanno occupato i diversi ambienti che si incontrano all’interno dell’abisso.

La principale caratteristica di ogni sistema carsico è l’isolamento che impone alle specie che nel corso di milioni di anni lo hanno colonizzato e che vivono al suo interno, perfettamente adattate alle sue condizioni ambientali estreme. L’azione sinergica esercitata dalla costanza di temperatura, dalla totale assenza di luce e, conseguentemente, dei cicli circadiani e stagionali, dall’umidità sempre prossima alla saturazione unite all’isolamento genetico cui sono sottoposti gli organismi troglobi rende molto più probabili fenomeni di speciazione che, potenzialmente in ogni grotta possono generare endemismi. In tal senso, l’intera fascia prealpina rappresenta un’area nella quale si possono osservare numerosi fenomeni di questo tipo: è il caso ad esempio del genere Allegrettia (coleottero trechino descritto da Corrado Allegretti) presente quasi unicamente nelle grotte bresciane; oppure dei generi Insubriella (nel bresciano), Pseudoboldoria e Viallia (coleotteri Cholevidi presenti nel bergamasco). Considerati lo sviluppo complessivo della grotta (e il suo conseguente lungo isolamento), non è possibile escludere la possibilità che possano essere scoperte nuove specie di invertebrati che a questo punto risulterebbero endemiche dell’abisso di Fonteno.

Sebbene ogni angolo della grotta (che si sviluppa ormai per più di 32 Km) sia accomunato dalla completa assenza di luce, dalla costanza della temperatura e da tassi di umidità costantemente prossimi alla saturazione è possibile distinguere al suo interno alcuni microambienti che si differenziano per la diversa disponibilità di acqua. Si distinguono infatti:

  1. zone ad elevata disponibilità di acqua che scorre a pelo libero (rami “cattive Acque” e “Hydrospeed”)
  2. zone ad elevata disponibilità di acqua che percola dalle pareti o dalla sommità delle sale
  3. zone abbandonate dall’acqua (rami fossili)
  4. zone nelle quali l’acqua si raccoglie in pozze più o meno stabili

 

Le attività di ricerca sono state fino ad ora condotte con l’intento di osservare i popolamenti di ogni ambiente all’interno del complesso al fine di conoscere la composizione specifica (attraverso la realizzazione di liste faunistiche) delle comunità animali e possibilmente di mapparne la distribuzione nella grotta. Si è proceduto secondo due metodiche principali: raccolta diretta e campionamenti tramite trappolaggi (utilizzando pifall trap modificate appositamente per l’ambiente ipogeo). procederà ad utilizzare le strumentazioni più adatte al campionamento in ciascuna delle condizioni che si incontreranno. Per il campionamento in aree prive di scorrimento superficiale si procederà verosimilmente alla raccolta diretta oppure al trappolaggio tramite pit-fall traps; la raccolta degli organismi interstiziali avverrà tramite seletture progressive con setacci di maglia adeguata dei sedimenti. Infine per la racccolta degli organismi marcatamente acquatici si procederà tramite l’utilizzo di appositi retini immanicati modificati per operare in ambiente ipogeo. Tutti gli esemplari raccolti verranno successivamente smistati a livello di ordine (sistematico) e identificati avvalendosi dell’aiuto di ricercatori esperti di ciascuno dei gruppi ritrovati.

 

La fauna troglobia attualmente conosciuta (in seguito a campagne di campionamento  del complesso di Fonteno è costituita in maggioranza da invertebrati e i maggiori rappresentanti sono certamente gli insetti (Phylum Arthropoda) rappresentati, allo stato attuale da Coleotteri tra cui Carabidi Trechini, tra i quali si sono osservati Lemostenes insubricus e Allegrettia pavanii, Cholevidi Leptodirini

Immagine di uno dei coleotteri predatori catturati.

Coleottero trechino altamente adattato alla vita ipogea.

e da tricotteri quali ad esempio Philopotamus (cfr ludificatus) la cui larva è stata ritrovata presso la sala “Ciclopico” a più di 200 metri di profondità e fino ai livelli più profondi a 400 metri sotto il livello dell’ingresso. Interessante è stato il ritrovamento di Otiorhynchus sp (Coleottero curculionide) tipicamente connesso agli strati più profondi del suolo, questo curioso coleottero è stato infatti ritrovato agli estremi più superficiali del ramo binocolo.

 

Tra gli insetti sono stati ritrovati anche rappresentanti del gruppo più primitivo: i Collemboli. Da trappolaggi eseguiti a Fonteno Beach si sono ritrovati Onichiuridi come Onichiurus sp,  e Arrhopalitidae come Arrhopalites sp.

 

Altri taxa di artropodi sono rappresentati dai crostacei tra i quali si osservano Isopodi come Monolistra, estremamente abbondanti ai margini concrezionati dei laghi di Portorotondo e nel ramo “Salsa rosa”, dove sono frequentemente affiancati da Anfipodi come Niphargus sp..

Crostaceo Isopode molto diffuso in tutte le pozze del sistema. La loro abbondante presenza ha determinato il nome di uno dei rami di Bueno Fonteno (il ramo “Salsa rosa”)

Gambero troglobio presente in quasi tutte le pozze permanenti del sistema, insieme a monolistra può essere trovato anche nelle sorgenti connesse con il sistema.

In ambito sub aereo sulle pareti umide ma anche in zone fossili (ramo “forse forse”) si osservano altri Isopodi sensu “Androniscus” che si muovono molto veloci, in questi stessi ambienti, si possono osservare splendidi diplopodi (Famiglia Polidesmidae – Genere Serradium) che si spostano velocemente sulle pareti di Fonteno Beach con lo stupefacente sincronismo delle numerose zampe.

Millepiedi polidesmide, estremamente adattato all’ambiente ipogeo.

Una componente ancora oscura della fauna di Fonteno è però rappresentata dalla microfauna interstiziale che abita i sedimenti dei rami più profondi: in questo tipo di ambiente è possibile trovare comunità molto interessanti costituite da Copepodi, Ostracodi Oligocheti e Nematodi i quali, nel loro insieme rappresentano la frazione strettamente “stigobia” della fauna di Fonteno, sebbene, almeno per questi ultimi, la possibilità di osservare specie esclusivamente cavernicole è piuttosto remota.

Criconema, nematode terricolo ritrovato nei sedimenti di Porto Rotondo.

Nematode acquatico predatore, trovato nei sedimenti di Porto Rotondo

Non possono mancare i pipistrelli, che sebbene siano presenti in Bueno Fonteno con una comunità piuttosto esigua, composta da relativamente pochi esemplari appartenenti alle specie Rhinolophus ferrumequinum (Famiglia Rhinolphidae), Vespertilio daubentonii (Famiglia Vespertilionidae), entrambe catturati all’ingresso di Bueno Fonteno in occasione di appositi censimenti condotti con esperti chirotterologi dell’università dell’Insubria.