Partecipanti PS: Maurizio Greppi (anche Speleo CAI Lovere), Federico Vezzoli (anche Speleo CAI Lovere), Francesco Rota
Partecipanti gruppi esterni: Ottavia Piana (Speleo CAI Lovere), Giorgio Pannuzzo (GSB Le Nottole), Laura Morandi (GSB Le Nottole)
L’obiettivo è di continuare l’esplorazione di uno dei due rami a monte della sala-crocevia “Greco Pirelli”, ovvero “Galaxy Express”. Ci ritroviamo alla forneria di Solto Collina per le 8. Alle 10 entriamo in Nueva, molta aria all’ingresso. Dopo la progressione di circa 3 ore e mezza arriviamo in zona esplorativa alla base del camino “Mr. Mazzetta” (risalito la scorsa volta dal buon Gianluca Perucchini) che si immette in un nuovo ramo che, sebbene non larghissimo, prosegue ed è tutto da esplorare. Ci dividiamo in due gruppi, Greppi, Vezzoli e Laura (Morandi) risalgono “Mr. Mazzetta” e proseguono in quel ramo. Io, Pannuzzo e Ottavia (Piana) procediamo verso monte al limite esplorativo del ramo “Galaxy Express”. Qui riporto l’esplorazione della “nostra” squadra verso la testa del ramo “Galaxy Express” dove Gianluca Perucchini era già stato, come anche la stessa Ottavia.
Sotto trovate la descrizione di Maurizio dell’esplorazione della seconda squadra.
Mancava l’ultimo salto da armare per infilarsi in una condottina molto molto ventosa. Dopo quasi un’ora di progressione sicuramente non agevole (eufemismo) percorriamo gli oltre 100 metri che da “Mr. Mazzetta” ci separano dal confine esplorativo più remoto in questo settore del complesso carsico.
Infatti lungo il percorso iniziamo a smazzettare per facilitare un pò il passaggio in certi punti abbastanza ostici del meandrino, finchè ad un certo punto io e Ottavia proseguiamo più spediti mentre il “Pannuz” continua il lavoro disostruttivo sulle retrovie.
Nella progressione vedo che in almeno un paio di punti ci sono dei camini/arrivi interessanti, soprattutto il primo sembra promettente.
Salgo in libera l’ultimo saltino di quasi 8 metri, faccio un’armo sull’unico strato di roccia decente e Ottavia sale in tranquillità. Come da indicazioni di Gianluca ci sono due arrivi, ma molto stretti, la fessura lungo la linea di faglia prosegue stretta con meandrino largo 25 cm e alto 1 m dove iniziamo a smazzettare per allargare; l’altro pertugio è un pò più in alto, con più aria e anche un rivolo di acqua ma è ancora più stretto, circa 30 cm di diametro. Aspettiamo l’arrivo del Pannuz ormai nei pressi che sale, sistema a smazzettate la roccia sotto la corda d’armo per evitare sfregamenti.
Dandoci il cambio allarghiamo la prima parte del meandrino con punta e mazzetta, Ottavia rileva qualche metro oltre il già rilevato da Gianluca, ma la prosecuzione è impossibile se non con una seria disostruzione. Ne vale la pena ma è da valutare, sicuramente prima ci dedicheremo alle altre vie presenti a “Locomotiva”.
Fattesi ormai le 18 decidiamo di rientrare per rispettare le tempistiche decise, per le 18:45/19 ci ritroviamo con gli altri sotto la risalita di “Mr. Mazzetta”. Loro felici di aver invece esplorato almeno una cinquantina di metri nuovi…
Resoconto esplorazione ramo nuovo “Zara”
Dopo esserci salutati con gli altri con una certa curiosità ci organizziamo per l’esplorazione del nuovo ramo.
Il primo a salire è Vez, dal quale attendiamo istruzioni. Ci riferisce che è meglio attendere perchè gli spazi sono angusti e c’è da smazzettare un bel pò per rendere agevole la progressione.
Io e Laura nel frattempo conversiamo piacevolmente muniti di indumenti antifreddo. Vez smazzetta come un dannato finchè, dopo almeno mezzora, ci dà l’ok per salire.
Prima sale Laura, poi è il mio turno.
Una volta sopra osservo l’ottimo armo predisposto da Gianluca la volta precedente, non banale. Considerato lo sfasciume che caratterizza le pareti sicuramente deve aver faticato parecchio a trovare dei punti solidi per gli ancoraggi.
A quel punto io e Laura andiamo in avanscoperta mentre Vez si diletta instancabilmente lungo il meandro a sfasciare noduli di selce in quantità industriale nelle retrovie. Ovviamente anche noi abbiamo il nostro bel daffare e, dotati di una seconda mazzetta, procediamo lungo un meandro che alterna passaggi decenti ad altri ostici o addirittura intransitabili.
E’ in questa fase goliardica che nasce il nome del bel rametto in esplorazione: “Zara” (nota fermata della linea gialla della metropolitana milanese…).
Un primo passaggio non simpatico ci costringe a strisciare per qualche metro in mezzo a sassi e acquetta per superare una colata, per fortuna subito dopo è possibile rialzarsi in piedi. Anche questo passaggio viene comunque migliorato non poco…
Dopo un pò incontriamo un saltino di 1,5 metri superabilissimo in libera, purtroppo alcune sporgenze impediscono il passaggio una volta sopra. Prima provo io ma le mie “spalle larghe” sono impietose, Laura visto il fisico longilineo da donzella si cimenta ma…non passa nemmeno lei.
Ecco che viene chiamato nuovamente in causa il sottoscritto e la sua forza bruta…
Purtroppo sono costretto a smazzettare per almeno mezz’ora, con il braccio sinistro, in posizione innaturale in contrapposizione nel meandro per avere la meglio sulla stramaledetta sporgenza da rimuovere. L’avrò vinta io ma non senza pagare dazio: mi si riaffacciano fastidi di vecchi problemi al gomito destro che devo stare ben attento a non far infiammare.
Puntualmente questi fastidi non mi daranno tregua più tardi, nell’ultima tratta durante il tragitto verso l’uscita, con fitte fastidiose e frequenti.
Procediamo lungo il meandro e capiamo che, ridendo e scherzando, ormai qualche decina di metri l’avremo percorsa.
Ben sapendo di essere veramente vicini a Macignopoli (anche come quota) mi guardo intorno aspettandomi di trovare qualche bivio con camini in risalita ma, a parte una sospetta frattura sulla destra (da rivedere) non riscontro niente di particolarmente sospetto.
Alla fine, chiusura con il botto: Laura che mi precede urla “…Vieni! Vieni! Camino! Camino!”. Capisco che dopo 2 ore a rompere sporgenze è giunto il momento di rompere…gli indugi e raggiungo velocemente Laura.
Il meandro si allarga un pò e capisco che sta “succedendo qualcosa”. Infatti di lì a poco il meandro chiude su frana a pavimento ma, appena sopra, un gran bel camino si staglia sulle nostre teste.
E’ necessaria una semplice arrampicata per raggiungerne la base, il marciume delle pareti e l’instabilità di alcuni massi crollati certo non aiutano ma dopo qualche minuto riesco a salire ed eccomi lì di fronte al nuovo, ennesimo, camino.
La sala in cui mi trovo sarà sui 5 x 5 m, il camino sui 20 m.
Lievemente attivo, su piano inclinato, risalita non difficile. E alla sommità si vede chiaramente la prosecuzione: una galleria apparentemente di forma ellittica che sembra svoltare lievemente verso destra.
Penso a Macignopoli ma la sensazione è di esserci spostati già troppo in pianta.
A livello di quote, penso invece che ormai potremmo essere già quasi in superficie: va detto che il ramo più o meno sale seguendo l’inclinazione del versante (che a sua volta si alza), quindi in fin dei conti potremmo essere sempre alla stessa profondità rispetto alla superficie.
Fatto sta che la via procede bene e che questo camino avrà sicuramente i giorni contati!!!
Felici e consapevoli di aver portato a casa persino di più del previsto in quello che consideravamo un meandro secondario, ritorniamo sui nostri passi per ricongiungerci con gli altri all’orario pattuito, dopo 4/5 ore di esplorazione.
Il kit per il rilievo lo ha tenuto la prima squadra, quindi possiamo solo fare ipotesi su direzione e metri rilevati.
La convinzione generale mia, di Vez e di Laura è di aver percorso circa 50/60 metri complessivi contando anche l’ambiente terminale alla base del camino.
Una cosa è certa: ci siamo divertiti come matti.
E “Zara” sembra proseguire in maniera interessante…
Maurizio Greppi
Decidiamo di lasciare tutto il materiale da risalita portato (14 rinvii placcati fixati e diversi moschi in acciaio con fix e piastrine) per permettere la prosecuzione delle esplorazioni. Ci dirigiamo verso l’uscita dove arriviamo prima delle 22. Gli ultimi escono dopo una mezzoretta. Visto l’orario valutiamo l’opzione della pizza finale, ma ormai è tardi e non ci sono locali aperti che possano accogliere rozzi speleo infangati…
Ci salutiamo felici, è stata un’altra bella e utile esplorazione!
Francesco Rota
Commenti recenti