Partecipanti PS: Claudio Forcella / Aldo Gira (SCO)
A seguito della recente revisione degli ingressi alti situati sul crinale nord della valle di Fonteno ci eravamo ripromessi di rivederne alcuni in condizioni di temperatura bassa che permettesse di acuire il fenomeno di circolazione aerea interna delle grotte agevolando cosi il reperimento di eventuali prosecuzioni. Per questo motivo vista l’ondata di freddo di questi giorni io e Aldo ci siamo organizzati con l’intento di salire a rivedere Precario e Qator. Ritrovo alle 9:30 al garage di Maurizio che per l’occasione ci presta il suo fido fuoristrada. Buona cosa perchè contrariamente alle previsioni meteo sta nevicando. Veloce preparazione dei materiali e prevestizione quindi si sale. Lo sterrato si rivela sin da subito ricoperto da un sottile strato di neve che aumenta di spessore con l’innalzarsi della quota fino a raggiungere un dieci/quindici centimetri su al crinale dove parcheggiamo. Lungo il sentiero di avvicinamento faccio vedere ad Aldo i vari ingressi soffianti della zona che spesso sono individuabili a distanza per via del vapore generato dalla condensa dell’aria tiepida in uscita che incontra temperature decisamente sotto lo zero.
Traccia avvicinamenti a Precario
L’ingresso di Precario si presenta sui pendii del monte Sicolo a filo terreno poco sotto la cima. Lo stretto pertugio di ingresso è stato messo in sicurezza coprendolo con alcuni massi .
Approntiamo l’armo di ingresso e ci caliamo. Alcuni chiodi dei frazionamenti ormai logori vengono sostituiti o spostati per evitare sfregamenti della corda. Allarghiamo un passaggio in partenza su una verticale e in breve siamo al fondo.
Facciamo subito una prova con l’incenso per verificare le circolazioni di aria. Nessuna circolazione al fondo. L’aria proviene tutta da una finestrella posta a tre metri dalla base impostata sulla frattura che ha generato la grotta. La frattura, già fatta oggetto di scavo all’epoca della scoperta (Matteo Spisani, Gruppo Speleo Montorfano/PS – Dicembre 2006), si presenta stretta e finisce dopo un paio di metri ingombra di materiale cataclasato. L’aria che fuoriesce è più fredda di quella presente in ingresso e ciò ci fa capire che si tratta di un fenomeno locale. Probabilmente l’aria fredda riesce ad entrare lungo il pendio esterno poco distante e una volta riscaldata dalle pareti della grotta fuoriesce dall’ingresso.
Quindi riversiamo le nostre velleità esplorative al fondo del pozzo con un tentativo di scavo nei detriti avvolti in un fango vischiosissimo, proseguendo nel punto dove avevamo cominciato io e Andrea (Belotti) lo scorso autunno. Dopo qualche ora di lavoro siamo avanzati di un misero metro e decidiamo che al momento è meglio riservare le nostre energie ad altri tentativi in grotte più promettenti. In futuro torneremo per un ulteriore tentativo ma il lavoro da fare ormai appare chiaro e il giro dell’aria sembra decifrato e sicuramente non incoraggia come auspicato in origine. Usciamo ripulendo l’ambiente e disarmando tutto. Fuori il tempo è notevolmente migliorato con qualche sprazzo di sole.
Faccio un rapido pensiero alle fessure soffianti nei pressi rinvenute da me e Andrea in autunno e in particolare al pozzetto promettente che avevamo trovato sul versante rivolto verso la Valle Cavallina.
Ma ormai si sta facendo tardi e preferiamo rientrare prima che il buio ci sorprenda sui ripidi tornanti della strada innevata. Prima di tornare al fuoristrada ci concediamo solo una piccola deviazione all’ingresso di Qator che si presenta con un bel flusso d’aria in uscita.
Qui torneremo a breve per indagare il fondo fermo su alcuni punti dubbi. Nella precedente esplorazione che ci aveva permesso di superare il vecchio fondo le circolazioni d’aria in stasi non ci avevano permesso di scegliere ponderatamente una delle numerose vie che necessitavano di essere allargate per proseguire.
Il ritorno a valle avviene senza nessun intoppi e in breve ci ritroviamo al bar a goderci un meritato ristoro.
Claudio Forcella
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