Dopo la lunga pausa Covid sono finalmente ricominciate nelle ultime settimane le attività di ricerca ed esplorazione nel Sebino Occidentale.

Il 12 Agosto una squadra di 4 speleologi si è recata a -200 m circa di profondità per recuperare i misuratori di portata installati lo scorso inverno.

Ora sono in fase di pianificazione punte esplorative più impegnative, oltre a tutte le attività scientifiche legate al progetto “100 km di Abissi” il cui cronoprogramma, condiviso con Società Uniacque (che lo ricordiamo è l’ente finanziatore), va ovviamente rispettato.

In tal senso l’impegno è tutt’altro che indifferente: solo le nuove previste attività di tracciamento (interne ed esterne) richiedono un significativo sforzo da un punto di vista amministrativo e organizzativo. Senza contare che alcuni riarmi vanno conclusi.

Aggiungiamoci le previste attività di monitoraggio delle sorgenti con relativa elaborazione e incrocio dei dati raccolti e si capisce che coordinare il tutto a livello di tempistiche, assicurandosi contemporaneamente la disponibilità degli speleologi nelle date individuate, non è per niente semplice.

Ad ogni modo si è pensato di far fruttare queste settimane di transizione per proseguire le attività di indagine di cavità vecchie e nuove e per effettuare ricerca in esterna di nuovi ingressi.

Ai tempi della scoperta di Nueva Vida (2012/2014) vennero profusi grandi sforzi nell’organizzare campagne di indagine in tutta l’area carsica con ricerche esterne di nuovi potenziali ingressi. La ricerca diede buoni frutti: fu infatti in quel tipo di contesto che venne scoperto, appunto, il secondo accesso al grande complesso di grotte ovvero Nueva Vida.

Oltre a questa eclatante scoperta, vennero alla luce decine di potenziali nuove cavità, molte delle quali però indagate solo in maniera approssimativa. Quindi, salvo casi sporadici, laddove la grotta in esplorazione presentava difficoltà particolari, lunghe e impegnative strettoie da allargare o estenuanti scavi da fare per sperare nell’agognata prosecuzione, l’indagine venne abbandonata con l’idea di riprenderla in seguito.

Particolare interesse venne dato a tutti gli ingressi alti posti nella Valle di Fonteno, molti dei quali concentrati sul Monte Sicolo (circa 1300 mslm), in un’area tutto sommato ristretta che si rivelava per quello che sembrava essere un vero “gruviera” sotterraneo: fratture, meandri, spaccature, pozzi, campi solcati…per farla breve un campionario di tutte le classiche morfologie carsiche superficiali.

L’aspetto più interessante però riguardava la presenza di un flusso d’aria più o meno marcato nella stragrande maggioranza di queste cavità, alcune poste davvero a poche decine di metri tra loro.

Tutto lasciava pensare alla sicura presenza di un reticolo carsico sotterraneo che, almeno in linea teorica, poteva solo ricondurre a fondovalle e “giuntare” con il grande complesso, di fatto distante in linea d’aria meno di 1 km. Anche la consultazione delle carte geologiche confortava clamorosamente questa ipotesi.

In occasione quindi del bel Workshop “Meteo-Hypo” organizzato a Fonteno da Progetto Sebino in collaborazione con la Federazione Speleologica Lombarda, si decise di effettuare dei test con traccianti odorosi (ovvero sostanze profumate) per accertare il collegamento aerologico con gli ingressi o grotte individuate.

I risultati del test furono clamorosi: in gran parte dei captori i carboni attivi contenevano tracce evidenti della sostanza profumata rilasciata in Bueno Fonteno, oppure di quella rilasciata in Nueva Vida oppure ancora…tracce di entrambe le sostanze!!!

Gli ingressi scoperti quindi erano collegati, come ipotizzato, con i due abissi principali.

Questo ovviamente significa tutto e niente: un conto è avere la consapevolezza che l’aria riesce a passare, altro conto è percorrere fisicamente dei percorsi sotterranei ostili e spesso (quasi sempre…) caratterizzati da difficoltà e ostacoli, spesso insormontabili (frane, strettoie, ecc.).

Ma è ovvio che le nuove certezze non potevano che rendere ancor più appetibili le cavità interessate dal collegamento aerologico e quindi, altrettanto ovvio che le indagini prima o poi si dovesse proseguire.

Inizialmente si pensava di concentrarsi immediatamente su una delle cavità più promettenti e dove si è fermi su strettoia ventosissima, ovvero “Piastre Magique”, già ben sviluppata.

Poi per questioni di carattere tecnico che qui non ha davvero senso spiegare si cambia programma e ci si dirige a “Qator”. Anche questo è un ingresso meteoalto e anche questo ventosissimo…anzi, tra i più “convinti” in quanto a flusso d’aria. Per dovere di cronaca, all’epoca dei test “Meteo-Hypo”, per una incomprensione fra le squadre coinvolte nel recupero dei captori, quello posizionato all’ingresso di Qator venne…dimenticato!!! Sì, letteralmente. A tutt’oggi la retina contenente i carboni attivi giace appesa a pochi metri dall’ingresso ad un ramo di un nocciolo…in segno di monito…mai più dimenticare un captore!!!

La vicinanza però con le altre cavità collegate, e in particolare con la già citata Piastre Magique, fanno comunque pensare ad un probabile collegamento anche di Qator con gli abissi principali, per quanto ad oggi non dimostrato e certificato.

Fatto sta che fino a una quindicina di giorni fa, Qator era un tutto sommato un anonimo pozzo, profondo una quindicina di metri. Per quanto ventosissimo e di buone dimensioni chiudeva infatti su frana; la contemporanea presenza di grandissime quantità di fango fradicio praticamente ovunque in corrispondenza delle possibili prosecuzioni aveva fino ad ora stroncato ogni velleità esplorativa.

Fino ad una quindicina di giorni fa, appunto.

Oggi Qator si è in parte svelato, è una vera e propria grotta con possibili prosecuzioni e morfologìe più chiare e definite. Ritorna quindi prepotentemente al centro degli interessi esplorativi.

Buona lettura!

Report: Giovedì 20 Agosto 2020

Partecipanti: Andrea Belotti, Maurizio Greppi,

Luogo: Monte Sicolo, Valle di Fonteno

Obiettivo: prosecuzione esplorazioni ferme sulla frana del fondo

Ritrovo in tarda mattina a Solto Collina, arriviamo in cima allo sterrato che conduce verso la cresta del Monte Sicolo verso mezzogiorno.

E’ una calda giornata estiva ma è un caldo sopportabile anche per il passaggio di alcune isolate nuvolette.

Dopo esserci cambiati e organizzati con i materiali, abbastanza carichi ci incamminiamo lungo il sentiero.

Arrivati a Qator dopo un giro di inquadramento agli ingressi nei paraggi per illustrare ad Andrea il contesto generale e dopo essere scesi a curiosare in un altro pozzo noto, precedentemente già addomesticato, con un flusso d’aria non esagerato, facciamo uno spuntino e poi è il momento di entrare, sono quasi le 15:00.

Rimosse le sbarre e grate di sicurezza posizionate sull’accesso a suo tempo a scanso di incidenti per uomini o animali, entriamo. Da notare che il flusso d’aria, ovviamente in entrata essendo un ingresso meteoalto, ha portate significative per quanto non paragonabili a quelle riscontrabili in  pieno inverno con paesaggio circostante innevato…in quei casi il vento produce persino un suono…

A suo tempo, in pieno inverno, era stato tentato un velleitario scavo in un paio di punti controparete, in uno dei quali sembrava potesse esserci una prosecuzione al di là di un grosso macigno incastrato. Come detto, la grande presenza di fango ovunque, che rende sempre più complicate le operazioni, aveva scoraggiato nuovi tentativi.

L’aria sembrava invece provenire indistintamente dal pavimento ma era stato impossibile individuare un punto preciso.

Questa volta, con aria in ingresso, andiamo con la convinzione di provare davvero a seguire il flusso d’aria. Muniti di incensi profumati sondiamo in corrispondenza di ogni passaggio o fessura tra i massi e il fango finchè…eccolo!!! Beccato, il punto è qui. Il fumo si infila deciso in un passaggio tra un grosso sasso ed una coltre di fango…

Iniziano con veemenza le operazioni di scavo. Andrea sembra disorientato in mezzo a tutto quel fango, non pare convintissimo…ci dò dentro a più non posso io nella speranza di potergli fornire buone nuove e stimoli adeguati. Con ritmi decisi, rimuovendo sassi e fango a oltranza, riesco a levare un grosso macigno che fa da tappo a pavimento ed è il momento di darsi il cambio.

Sono sceso quasi un metro ma sono completamente marcio di fango fradicio, quindi appena mi fermo sento un bel freddo…anche Andrea ha molto freddo anche perchè…l’aria sembra in deciso aumento!

Questo fa ben sperare perchè con l’arrivo delle ore serali la temperatura esterna scende e quindi semmai sarebbe più logico aspettarsi una tendenza all’inversione o quantomeno alla diminuzione del flusso…forse perchè stiamo allargando la sezione del punto in cui passa l’aria?

Anche Andrea ci dà dentro parecchio finchè…gli si apre un passaggio dimensioni 10×10 a pavimento…e avvertiamo ancora un ulteriore aumento del flusso d’aria!

A questo punto i ritmi sono indiavolati e, completamente incuranti del fango che ormai ci ricopre totalmente, ci diamo varie volte il cambio finchè alle 21:30 circa, capiamo che è il momento di rientrare.

Alla fine ci rendiamo conto di essere scesi circa 3 metri che, in quelle condizioni, sono tantissimi.

Gran parte del materiale estratto dal fondo è stato posizionato sulle pareti, incastrandolo in nicchie e poi incollato con il fango…comincia quasi ad essere complesso uscire da quello che ormai, a tutti gli effetti, sta assumendo la classica morfologia da piccolo pozzetto.

La situazione però è davvero invogliante: sotto di noi il passaggio è ormai di dimensioni 30×30, l’aria è tantissima, i sassi rotolano e saltano, sotto di noi si intravede un piccolo ripiano roccioso e poi, da una parte, si vede nero…sicuramente c’è un salto di qualche metro!!!

Purtroppo c’è ancora da lavorare e al momento dobbiamo desistere.

Usciamo in condizioni pietose fradici e con le tute, attrezzi e caschi completamente marroni.

Nel  bosco il clima e la temperatura sono piacevolissimi.

Sotto la stellata rientriamo verso il fuoristrada soddisfatti del lavoro svolto e fantasticando su quando tornare per verificare la prosecuzione…

Maurizio