Partecipanti PS: Gianluca P. Aldo G.
Partecipanti gruppi esterni: Samuele P. Michele R. (G.S.B. LE Nottole), Federico B. (gruppo Montorfano), Antonella, Lorenzo R. Marco F. (S.C.O.).
Marco, Antonella ed io (Speleo Club Orobico) ci uniamo ad una attività esplorativa di Progetto Sebino a Bueno Fonteno.
Complessivamente siamo in 9: c’è Aldo, Gianluca e altri tre giovani rampanti e ruspanti Federico, Samuele, e Michele.
Entrati verso le 9.00 passando per le zone Portobello/Portorotondo e la sala della giunzione arriviamo in prossimità dell’attuale fronte esplorativo e quindi non poi lontano dal recente incidente (ci accompagna infatti il doppino telefonico per gran parte del percorso).
Non manca molto a mezzogiorno che ad un punto ci si divide in 3 squadre: una di rilievo topografico (due dei giovani) di un tratto precedentemente esplorato, una esplorativa e l’altra composta da noi 3 SCO. Ci viene affidata una risalita che sembra arrivare da un promettente meandro. Siamo quindi accompagnati al punto dove dobbiamo iniziare i nostri lavori (mi dicono siamo nel ramo Sopraldo).
Superiamo quindi un primo salto arrampicando e proteggendoci con la corda su dei naturali. Per farlo ci destreggiamo nell’arcaico ma efficace lancio del capocorda in un piccolo ponte di roccia pochi metri sopra cercando di farlo ridiscendere a nostro favore intercettandolo con un altro spezzone di corda. Si opta quindi per la piramide umana: presto le mie spalle per sollevare Antonella che recupera il capocorda. Nodo a contrasto e si sale.
Breve pezzo di meandro e altra arrampicata, questa volta agevolati da una sana colata di concrezione.
Accediamo quindi ad una bella galleria che presenta poi un tratto riccamente concrezionato con colate, stalattiti e stalagmiti (per quel poco che ho visto in alcune partecipazioni alle esplorazioni in Bueno Fonteno mi sembrano piuttosto rare queste occasioni) e che diventa poi un enorme meandro impostato su una frattura. Superiamo poi un primo cumulo detritico che occupa tutto il fondo (alla sommità fissiamo con doppiaggio a parete una corda che faciliti di risalirlo e che consenta di discenderlo dall’altra parte. Sulla parete di destra notiamo una sorta di canale scavato da un arrivo d’acqua: sicuro sarà da risalire.
Proseguiamo lungo il meandro fiancheggiando un grande lastrone di distacco e risalendo qualche saltino, sempre in ambienti molto alti.
Ci imbattiamo in una frana di grandi blocchi che Marco e Antonella riescono comunque a superare. Marco dall’ altra parte riesce a smuoverne un paio agevolando meglio il passaggio. Ci si ritrova in una grande sala-camino. Molto scenografica la parete con gli strati di Moltrasio sulla quale si può ammirare una bella colata calcarea. Sicuramente sarà da effettuare una lunga risalita per indagarne gli ambienti alti. Da una fotografia fatta rivolta verso l’alto la forma degli ambienti ricorda un enorme occhio nero (spero venga accettato il suggerimento di chiamare quella sala Big Black Eye). La colata calcarea sembra quasi una lacrima. In totale avremo percorso circa 300 m di meandro (sapremo meglio quando rileveranno quel tratto).
Rientriamo per procedere ad armare i salti precedentemente superati per consentire la progressione speleo. Ci teniamo in realtà alti, praticamente a soffitto camminando credo su un vecchio livello di colata a pavimento che poi si è sfondato nei salti precedentemente risaliti. La discesa armata arriva infatti proprio in corrispondenza dell’ uscita un po’ disagevole in corda da una condotta da cui eravamo arrivati.
Dato avviso agli altri ci avviamo verso l’uscita. Verso le 20.30 siamo alle macchine. Troviamo i due ragazzi della squadra topografica (ci avevano superato in uscita) e non molto dopo il nostro arrivo son fuori anche gli altri. Pizza e birra onestamente guadagnate.
Ambienti così offrono sempre grandi soddisfazioni e, come sempre, ottima la compagnia.
Approfitto per un grandissimo augurio a Ottavia di pronta guarigione e di ritorno alle attività speleologiche più forte che mai.
Lorenzo R.
La squadra composta da Federico e Samuele ritornano nella zona poco prima del sifone esplorata da Samuele e Daniele la volta precedente.
Alla fine fanno un gran lavoro e topografano un 200m di meandro stretto che alla fine porta ad un ambiente senza aria ma senza prospettive interessanti. Hanno disarmato tutta la progressione.
Io ero in squadra con Aldo e Michele ed abbiamo continuato l’esplorazione di Andrea e dello stesso Michele.
Giunti nell’ultimo punto esplorato ci troviamo ad affrontare una risalitina da 7/8 m che ad un primo momento tento in libera ma visto il concrezionamento un pò marcio non mi fido e metto un attacco di sicura, così riesco ad infilarmi in un passaggio che mi porta sopra il caminetto.
Mi raggiungono anche i miei soci, troviamo un punto per fissare una corda e poi continuiamo.
Aldo fa strada mentre io e Michele topogrfiamo.
Il primo tratto non è bello passando tra scollamenti e massoni incastrati poi il meandro prende forma e migliora.
Arriviamo in una zona dove restringe e si abbassa quindi pensiamo siamo alla fine… ma dopo aver insistito riusciamo a forzare un passaggio che ci porta a un punto freatico di grosse dimensioni.
Una cinquantina di metri a occhio, troviamo anche un punto interessante da dove arriva molta aria e oltre si vede nero e grosso.
Quest’ ultima parte non l’abbiamo rilevata.
Oramai è tardi, usciamo con passo spedito sapendo di essere gli ultimi in due ore e mezza siamo fuori.
Questa uscita porta 265 metri nuovi senza contare i 50 non rilevati.




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